
Lo spettro della fame incombe sul Tigrai e il mondo si gira dall’altra parte. Alti funzionari del Palazzo di Vetro hanno chiesto al Consiglio di sicurezza Onu di varare urgenti misure per evitare la carestia. Il sottosegretario generale per gli Affari umanitari Mark Lowcock ha scritto in una nota, che il «20% dei sei milioni di abitanti della regione settentrionale etiope dopo sette mesi di conflitto sta affrontando una seria penuria di cibo». L’80% del raccolto nell’area, che vive di agricoltura, è stato distrutto o saccheggiato mentre il 90% del bestiame è stato ucciso o requisito. Secondo Lowcock gli sfollati sono 2 milioni. Per l’Onu l’accesso degli aiuti è peggiorato ancora con attacchi, ostruzioni e ritardi al- le operazioni umanitarie. Inoltre gli stupri – commessi da truppe eritree ed etiopi secondo le testimonianze raccolte da operatori, Ong e e media internazionali – rimangono «diffusi e sistematici e le infrastrutture pubbliche continuano ad essere distrutte».
Dal terreno conferma l’incombente catastrofe umanitaria l’associazione scozzese Mary’s Meals, di ispirazione cattolica, che si prefigge di fornire cibo e aiuti essenziali soprattutto ai bambini e che sta fornendo cibo a 19mila dei 150mila sfollati interni ospitati nel capoluogo Macallè. Il fondatore e presidente, il 53enne Magnus Mac-Farlane-Barrow, aveva 17 anni quando vide in tv “Live aid”, il concertone con diverse stelle del rock organizzato per raccogliere fondi per combattere la carestia (provocata dal regime comunista del Derg allora al potere ad Addis Abeba) che affliggeva il Tigrai. Rimase sconvolto come tanti dalle immagini trasmesse dalla Bbc che mostravano i bambini affetti da grave malnutrizione. Da lì e dopo un pellegrinaggio a Medjugorie decise di aiutare i poveri e i deboli a sfamarsi, iniziando con le vittime del conflitto in Bosnia. Oggi Mary’s meals (www.marysmeals.it) agisce in diversi Paesi, tra cui l’Etiopia, con l’aiuto di credenti e non. «Noi – spiega il fondatore – fino ad agosto sosterremo grazie alla nostra campagna i bisogni essenziali di 19mila persone inviando fondi per nutrire 19mila persone ospitate in sette scuole, per noi più agevoli da raggiungere. In una di queste vengono ospitate seimila persone e in ciascuna classe dormono in più di 80 con rischi molto alti per la salute. In più manca l’acqua».