
In materia di cura e riabilitazione delle persone con disabilità, specie se in età evolutiva, l’Associazione “La Nostra Famiglia” si è conquistata, col tempo, un’autorevolezza ampiamente riconosciuta. Era il lontano 1954 – allora i disabili psichici erano popolarmente chiamati “anormali” – quando il Ministero della Sanità stipulò la prima convenzione con un Centro extra-ospedaliero di riabilitazione in Italia: “La Nostra Famiglia” di Ponte Lambro, appunto. Oggi l’Associazione opera con una vasta rete di strutture: in Italia è presente in 6 regioni e all’estero in 6 Paesi, dalla Cina al Sud Sudan, passando per Brasile, Ecuador, Sudan e Marocco, con l’Organismo di volontariato per la cooperazione internazionale (Ovci).
Non tutti sanno però che all’origine di questa realtà così capillare, che tiene insieme carità e tecnologia, c’è un umile prete ambrosiano, il beato Luigi Monza, uno che per quasi tutta la vita non ha fatto nient’altro che il parroco.
La Chiesa ha giudicato la sua testimonianza preziosa, tanto che, esattamente 15 anni fa, il 30 aprile 2006 veniva proclamato beato da Benedetto XVI.
Da allora la fama di santità e la devozione per questo sacerdote ambrosiano – nato nel 1898 e morto nel 1954, dopo aver servito a Vedano Olona, Saronno, Milano e Lecco – ha continuato a diffondersi, in Italia e all’estero.
Il segreto? Sta proprio nella vitalità del suo carisma, come sottolinea Michela Boffi, da poco nominata vicepostulatrice della causa di canonizzazione di don Luigi. Il fondatore dell’Istituto secolare Piccole apostole della carità e, poi, de “La Nostra Famiglia” altro non ha fatto, diremmo con linguaggio attuale, se non ripartire dai fondamentali: la carità.
Don Luigi Monza, sebbene ai suoi tempi le chiese ancora traboccassero di fedeli e gli oratori di giovani, intuisce lo strisciante “paganesimo” in arrivo. Non propone analisi sofisticate o ricette teoriche, ma il puro e semplice cuore del Vangelo: “Al mondo moderno moralmente sconvolto dobbiamo poter dire con la nostra vita: ‘Osservate come è stupendo vivere nell’amore’.