
Il Papa ha istituito il ministero laicale di catechista. L’ha fatto con il Motu Proprio “Antiquum misterium” in cui si annuncia che la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti pubblicherà a breve il rito istitutivo. Spetterà poi alle Conferenze episcopali stabilire «l’iter formativo necessario e i criteri normativi per potervi accedere». I pastori, recita in proposito il Motu proprio «non cessino di fare propria l’esortazione dei Padri conciliari quando ricordavano: «Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune» (Lumen Gentium, 30). Il discernimento dei doni che lo Spirito Santo non fa mai mancare alla sua Chiesa sia per loro il sostegno dovuto per rendere fattivo il ministero di catechista per la crescita della propria comunità».
Come noto i ministeri istituti, come l’accolitato e il lettorato, che il Papa ha recentemente aperto alle donne, sono affidati con atto liturgico del vescovo, dopo un adeguato cammino, «a una persona che ha ricevuto il Battesimo e la Confermazione e in cui siano riconosciuti specifici carismi». Si tratta di altro rispetto ai ministeri “ordinati”, che hanno invece origine in uno specifico Sacramento: l’Ordine sacro. Cioè i ministeri ordinati del vescovo, del presbitero, del diacono.
Il nuovo Motu Proprio, dunque va nel segno di una valorizzazione del ruolo dei laici nella comunità. Con alcune sottolineature e precisazioni. Primo requisito necessario – ha osservato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – «la dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale,ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi – ha aggiunto Fisichella – che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede».