
Pochi giorni fa si erano sentiti al telefono con padre Christian, come lo chiamano tutti. “Era sereno, per nulla preoccupato. Mi ha detto che la mattina studiava il dinka, la lingua locale, e il pomeriggio riceveva in curia le persone. Che io sappia non aveva ricevuto minacce”. E invece, la notte scorsa, l’aggressione improvvisa. Gli spari alle gambe. La corsa disperata in ospedale. Il neo vescovo di Rumbek è vivo per miracolo. A parlare al Sir da Malakal, in Sud Sudan, è suor Elena Balatti, comboniana, ancora scioccata per l’agguato a mons. Christian Carlassare, nominato nuovo vescovo di Rumbek da Papa Francesco l’8 marzo 2021. La notte scorsa, appena passata la mezzanotte, due uomini armati hanno bussato alla porta della curia. Lui ha aperto e gli hanno sparato. 43 anni, nato a Schio e originario di Piovene Rocchette (diocesi di Padova) monsignor Carlassare è il più giovane vescovo del mondo. Era a Rumbek da una decina di giorni e il suo insediamento in diocesi è programmato per il 23 maggio prossimo. Prima padre Christian era vicario nella diocesi di Malakal, per questo con la religiosa comboniana si conoscevano bene.
A testimoniare i fatti a Radio Bakhita, una radio cattolica locale, un sacerdote che era nella stanza accanto, padre Andréa Osman. Per fortuna l’ospedale governativo, supportato dal 2016 da uno staff di Medici con l’Africa Cuamm, è a 500 metri dal compound cattolico e i soccorritori sono potuti intervenire subito. Perdeva molto sangue e solo grazie ad un volontario che avevo il suo stesso gruppo sanguigno, piuttosto raro, è stato evitato il peggio. Ora il vescovo è fuori pericolo ed è in attesa di un trasferimento via aereo all’ospedale di Juba. Poi i sanitari valuteranno se sarà necessario spostarlo a Nairobi o meno. Nonostante fosse sofferente, padre Christian ha subito chiamato la famiglia e il responsabile dei missionari comboniani in Italia: “Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me”.