Card. Sako: «Basta armi, vendette, guerre I cristiani? Ancora minacciati»
Card. Sako: «Basta armi, vendette, guerre I cristiani? Ancora minacciati»

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Quando papa Francesco atterrerà questo pomeriggio in Iraq, finalmente sarà realizzato il sogno che fu di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000: il vescovo di Roma che visita la terra di Abramo.

Cardinale Louis Sako, lei è stato, senza dubbio, uno dei protagonisti nell’organizzazione di questo viaggio apostolico. Dal 2013 è patriarca di Babilonia dei caldei. Perché appena è stato dato l’annuncio, ha subito definito questo viaggio un «pellegrinaggio di pace e di fratellanza»?
Il mondo, rispetto al 2000, è molto cambiato, la situazione è diversa non solo in Iraq ma in tutto il Medio Oriente. Noi, popoli di questa regione, abbiamo veramente bisogno di un messaggero di pace perché da soli non arriveremo alla pace. Ci vuole qualcuno che ci parli della pace in maniera autentica, non politicizzata. Il Papa, con il suo carisma, può indirizzare una parola forte sul rispetto della vita, sul rispetto mutuale, sul far tacere le armi. Inoltre tutte le tappe di questo viaggio sono simboliche: il Papa potrà utilizzare sia Ur, sia Mosul, sia la piana di Ninive per un messaggio molto forte, diverso dallo spirito di vendetta, contro il settarismo, contro la divisione nello stesso popolo. Per questo è veramente un viaggio di pace.

Dopo la firma del Documento di Abu Dhabi nel febbraio 2019 si può, a suo parere, usare l’aggettivo storico per questo viaggio? Questo, dopo l’incontro fra papa Francesco e il grande imam Ahmad al-Tayyeb, potrebbe essere un’ulteriore tappa dell’itinerario per la fratellanza umana attraverso il dialogo interreligioso?
La visita ad Ur, durante il viaggio di Francesco, è dedicata alla figura di Abramo: il padre dei fedeli, dei cristiani, degli ebrei, dei musulmani. Il Corano dedica un capitolo ad Abramo; nella Bibbia la vocazione di Abramo è descritta come l’avventura di chi lascia tutto per seguire la voce di Dio; il Vangelo stesso ci parla di Abramo «padre della fede». Quindi noi siamo fratelli a livello spirituale, non solo in base alla natura umana. Abbiamo fede in un solo Dio e questa fede viene espressa in diverse maniere: noi cristiani, musulmani ed ebrei esprimiamo la fede nelle nostre culture, leggi, liturgie. Ma in fondo, nella fede, noi siamo uniti. Questo discorso può aiutare i musulmani ad aprirsi, ad avere uno sguardo positivo.

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Argomenti: Chiesa nel mondo
Tag: Dialogo interreligioso Iraq Louis Raphael Sako Papa Francesco viaggio apostolico
Fonte: Avvenire