

Camminando per strada siamo ormai abituati ad incontrare persone stese su una panchina, su un gradino o a terra tra coperte per ripararsi dal freddo in inverno e borse piene delle loro cose e, tranne quando l’odore che emanano ci causa disgusto, spesso non facciamo più neanche caso a loro ed è molto difficile che ci si domandi come mai si trovino in quella situazione o, ancora meno, se sia possibile per noi fare qualcosa per aiutarli o, magari, anche solo ascoltarli. Forse a pulirci la coscienza basta sapere che ci sono tante associazioni che si prendono cura dei senza fissa dimora, infatti anche i dati Istat del 2020 dicono che le istituzioni no profit di diverso titolo sono 359.574 e la fiducia degli italiani nei confronti del volontariato è al 70%, però è anche vero che spesso non nascondiamo molto bene il fastidio nell’incontrare i volontari che ci attendono all’ingresso del supermercato per chiederci un contributo dalla nostra spesa. Un rapporto che potrebbe apparire conflittuale ma che, soprattutto nei confronti di chi vive ai margini della società, nasconde forse la paura dell’incontro, reso ancora più complesso in questo periodo di pandemia da coronavirus Covid-19 che ha aumentato le distanze.