Il primate Welby: grazie al Papa per la “Fratelli tutti”
Il primate Welby: grazie al Papa per la “Fratelli tutti”

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«Ho cominciato il mio ministero nel marzo 2013, proprio come papa Francesco, e ci siamo incontrati più volte. Condividiamo tante aspirazioni. Una delle esperienze più forti del mio mandato è stato il ritiro ospitato dal Papa a Roma per i leader politici del Sud Sudan». Con queste parole l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, guida della “Chiesa d’Inghilterra” e di settanta milioni di anglicani in tutto il mondo, racconta il rapporto che lo lega a papa Francesco. Affetto, amicizia e sintonia che si sono consolidati negli anni da quando i due pastori si conobbero, a Roma, nel giugno 2013, tre mesi dopo essere stati eletti, a distanza soltanto di pochi giorni l’uno dall’altro. In questa intervista con Avvenire il primate anglicano racconta la sua esperienza del lockdown e della pandemia, spiega perché ha deciso di prendere un periodo sabbatico di tre mesi ed esprime la speranza di poter visitare presto, assieme a Francesco, il Sud Sudan.

Che cosa pensa che ci stia insegnando la pandemia?

Quando la vita cambia in modo così veloce e drammatico come è accaduto nell’ultimo anno dobbiamo adattarci e imparare rapidamente. La cosa più importante che la pandemia ci ha insegnato, è quanto dipendiamo gli uni dagli altri e quanto siano essenziali l’amicizia e i contatti umani. Così capita anche per la vaccinazione. Nessuno sarà al sicuro fino a che tutti saranno al sicuro. Il poeta John Donne, che è stato anche decano della Cattedrale di Saint Paul a Londra, ha scritto: “Nessun uomo è un’isola, autosufficiente. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte di un quadro più grande”. Dio ci ha fatto per i rapporti e la pandemia ce lo ha insegnato. Ci ha anche dimostrato che non possiamo continuare a vivere come facevamo prima. Il cambiamento climatico e la disparità tra ricchi e poveri si sono apparsi in un modo nuo- vo. La maniera migliore di ricordare le persone che abbiamo perso sarà di imparare la lezione del passato e di lavorare insieme per costruire un mondo più umano e più giusto. Anche personalmente ho sperimentato il mio bisogno di Dio. Ho meditato spesso, in questi mesi, le parole del settimo capitolo del Libro di Isaia, versetto 9: “Se non sei radicato nella tua fede non sopravvivrai”.

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Argomenti: Chiesa nel mondo
Tag: Fratelli tutti Justin Welby pandemia Papa Francesco
Fonte: Avvenire