Il grido di aiuto dei cristiani del Libano: «Fragili e sempre più soli»
Il grido di aiuto dei cristiani del Libano: «Fragili e sempre più soli»

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Ha perso due figli dopo l’esplosione al porto di Beirut. E anche la sua casa è stata devastata. Vive con dignità il suo lutto Samira, 85 anni e un volto dai tratti ancora vivaci, in un appartamento della capitale del Libano. Non da sola, però. Al suo fianco ha il figlio Amin che però da più di un anno è disoccupato, a riprova di come la crisi economica abbia messo in ginocchio quella che un tempo era la “Svizzera del Medio Oriente” e oggi è un Paese sul lastrico. Nonostante l’isolamento forzato imposto dall’emergenza Covid, Samira può contare comunque sulla vicinanza e sul sostegno dei giovani (e meno giovani) del vicariato apostolico di Beirut che raccogliere i cattolici di rito latino. La chiamano due volte al giorno per sentire come sta; la aiutano portandole cibo e beni di prima necessità; le fanno visita ogni tanto. Compreso il vescovo Cesar Essayan. «Grazie voi – dice ogni volta che qualcuno le telefona o bussa alla porta – il tempo non scorre più così lento come quando non siete con me».

In una metropoli ancora prostrata per la deflagrazione dello scorso agosto, che come il resto della nazione è al collasso e che il coronavirus ha piegato con la sua forza oscura, la comunità cattolica è accanto ai più fragili. Una parola d’ordine anima la sua azione fra la gente: speranza. «Una speranza che si crea nell’incontro e che nasce dal non sentirsi soli», dice il vescovo Essayan. A lui e al suo drappello di “angeli delle macerie” che nelle drammatiche ore seguite all’esplosione sono scesi in strada per soccorrere feriti e famiglie, si deve il progetto di un centro di comunità che sta sorgendo nel quartiere di Rmeil, uno dei più colpiti nel disastro, all’interno di un ex mercato coperto andato distrutto. Si chiamerà Crossing together che significa “Andiamo oltre insieme”. «Un auspicio ma soprattutto un grido di aiuto che si leva dagli abitanti di Beirut e che non può restare inascoltato», afferma Angiolo Rossi, direttore della Fondazione Giovanni Paolo II. Partner dell’iniziativa insieme con Avvenire, la onlus è figlia dall’impegno delle diocesi della Toscana in Medio Oriente e da anni è in prima linea a fianco dei cristiani e dei percorsi di sostegno agli ultimi. «Il centro – spiega Rossi – che nasce dal cuore e dalla volontà dei ragazzi del vicariato apostolico e dalle associazioni studentesche dell’Università di Beirut intende essere un punto di riferimento per trecento famiglie in difficoltà, pari a circa mille persone, che risiedono nell’agglomerato. Fra gli obiettivi c’è anche quello di essere un piccolo segno per scongiurare l’esodo dei cristiani dal Paese. Perché la situazione è terribile».

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Argomenti: Mappamondo
Tag: Coronavirus Cristiani Libano pandemia
Fonte: Avvenire