
ll Sahel brucia, ma non per il coronavirus che comunque sta mietendo vittime. La vera pandemia è la violenza dei terroristi islamisti e nel mirino sono tornati i civili, rifugiati e sfollati. I combattenti legati ad al-Qaeda e al Daesh stanno infatti colpendo la regione di Liptako, l’area dei tre confini tra Burkina Faso, Mali e Niger mettendo in fuga la popolazione terrorizzata.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha diramato giovedi scorso un report dai toni molto allarmati sulla violenza crescente nella regione. Ed è di venerdì scorso l’appello sempre dell’Acnur/Unhcr agli Stati per raccogliere 186 milioni di dollari per la protezione e l’assistenza dei civili nel Sahel centrale, 30 milioni dei quali per la prevenzione e la cura nei campi e nelle comunità che li ospitano dove il contagio da Covid è presente.
L’Alto commissario Onu Filippo Grandi ha sottolineato la generosità degli Stati ospitanti e la fragilità della situazione soprattutto in Burkina Faso dove il numero degli sfollati interni è più che quadruplicato in un anno, passando dai 193.000 del giugno 2019 agli 848mila alla fine di aprile.