Casal di Principe. Sei donne insieme contro la violenza, le mafie e… il coronavirus
Casal di Principe. Sei donne insieme contro la violenza, le mafie e… il coronavirus

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Il piccolo laboratorio si trova a Casal di Principe, in via Bologna 33, la strada del clan dei Casalesi. È dentro una villa confiscata a Francesco Schiavone, “Cicciariello”, cugino di “Sandokan”, ed è vicina a quella di altri membri della famiglia, tra cui i genitori del boss. Da qualche giorno dal piano terra arriva il rumore delle “taglia e cuci” di sei donne un tempo vittime di violenza: producono 500 mascherine al giorno con le stoffe e i materiali forniti del Consorzio San Leucio Textile.

Cotone azzurro idrorepellente, elastico, poi riconsegna all’azienda madre per sanificazione e imbustamento, e infine spedizione a tutte le operatrici della rete nazionale dei centri antiviolenza. «La formazione è avvenuta grazie ad una giovane sarta, figlia di una vittima di femminicidio e un’altra sarta professionista. Tra le donne c’era chi sapeva cucire ma non aveva esperienza, o chi faceva la cuoca. Ci siamo impegnate, ora siamo bravissime».

Parola di Raffaella Palladino della Cooperativa Sociale E.V.A. e già presidente di D.i.Re. “Donne in rete contro la violenza”, che spiega le tre anime del progetto: «Sorellanza e solidarietà con le amiche dei centri, impegno costante contro la violenza sulle donne e i minori, lotta per la legalità meno un bene confiscato».

Il progetto “Mascherine antiviolenza” è la riorganizzazione, a causa dell’emergenza Covid–19, del progetto “Seta e Moda”, finanziato dalla Regione Campania con un bando europeo e destinato alla valorizzazione dei beni confiscati, firmato a gennaio.

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Argomenti: Società
Tag: antimafia camorra Coronavirus donne mascherine
Fonte: Avvenire