
Meglio morire di fame o di coronavirus soli come cani, in mezzo a una strada, a Guayaquil o a Lima, o nella propria casa, a fianco dei propri cari? Il crudo interrogativo spiega perché, dopo l’esodo forzato, di proporzioni gigantesche, il dramma dei venezuelani conosce anche un inizio di contro-esodo, forzato anch’esso da condizioni di vita proibitive. La tendenza è visibile ormai da settimane. Numerosi venezuelani, che in tempo di quarantena si sono trovati senza alcuna protezione nei Paesi latinoamericani dove si erano rifugiati (per lo più Colombia, Ecuador, Perù), attraversano la frontiera tra Colombia e Venezuela, dopo aver spesso camminato per centinaia di chilometri.
Fonte:
SIR