
Reggio Emilia Ricorda la Chiesa «ospedale da campo» di papa Francesco, oltre che l’icona evangelica del Buon Samaritano, la scelta della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla di entrare attraverso propri sacerdoti nei reparti Covid per portare il conforto dei sacramenti e una parola di speranza. Il servizio di un primo gruppo di volontari è già iniziato: sei preti si rendono presenti negli ospedali di Reggio Emilia, Guastalla e Scandiano 6 giorni su 7, con turni dalle 13 alle 20, nella più rigorosa osservanza dei controlli a cui essi per primi si sottopongono e nel rispetto della libertà di coscienza dei pazienti.
Un segno di consolazione divenuto concreto grazie a una convenzione firmata dal direttore generale dell’Ausl-Irccs di Reggio Emilia, Cristina Marchesi, e dal vescovo Massimo Camisasca. «È stata ed è per me una priorità in questo tempo di coronavirus durante sia la prima sia la seconda ondata della pandemia, assicurare la presenza di sacerdoti all’interno degli ospedali», afferma Camisasca. E aggiunge: «Garantire la vicinanza di un prete a chi è gravemente malato o sta morendo è la più alta forma di carità che la Chiesa possa esprimere. Accompagnare chi muore è il dono più importante che possiamo fare ai nostri fratelli.