
Ci sono persone che sembrano avere il Vangelo cucito addosso, come una seconda pelle. Uomini e donne per cui vivere la fede è naturale allo stesso modo che respirare. Testimoni così autentici da far pensare che nella sua predicazione Gesù abbia pensato proprio a loro. Charles de Foucauld ad esempio è la sintesi perfetta della celebre immagine del Vangelo di Giovanni: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». In apparenza la sua vita è stata un fallimento: nessuna conversione al cristianesimo, una morte violenta, vittima di un gruppo di predoni nel deserto dove aveva scelto di abitare con il popolo Tuareg. Eppure proprio quello svuotamento, quel dimenticarsi di sé era la meta da raggiungere. «Dio – scriveva – costruisce sul nulla. È con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che si conquista il cielo e che la fede viene propagata». Una riflessione talmente vera che l’apparente “niente” ottenuto in vita ha lasciato il posto a una grande fioritura spirituale. Oggi infatti sono molti i gruppi, le famiglie religiose che si ispirano a Charles de Foucauld, monaco che il Papa, nell’enciclica “Fratelli tutti”, propone come modello. «Voleva essere in definitiva, “il fratello universale” – scrive Francesco – ».
Una profezia, un progetto, una vocazione perseguiti identificandosi con gli ultimi. «Cercava di costruire una fraternità che riguardasse tutti gli uomini – spiega fratel Paolo Maria Barducci priore generale dei “Piccoli fratelli di Jesus Caritas” –. Lo vediamo soprattutto quando va a Beni Abbés (unico prete in un raggio di 400 chilometri di deserto ndr) e parla esplicitamente della fraternità come della sua casa, come il luogo in cui tutti: i cristiani, musulmani, gli ebrei, ma anche quelli chiama idolatri, si possano sentire accolti. Un concetto di fraternità che troverà il suo compimento quando andrà nell’Hoggar a condividere la vita con i Tuareg