Teatro. Ravenna: tutta la città a scuola con Dante
Teatro. Ravenna: tutta la città a scuola con Dante

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Il Purgatorio, scrive Marco Martinelli, è la cantica degli artisti. Di quelli attivi all’epoca di Dante, come il miniaturista Oderisi da Gubbio, e di quelli ancora là da venire, come Joseph Beuys o Vladimir Majakovskij. Separati da qualche secolo di storia terrena, ma meravigliosamente riuniti nella visione oltremondana dalla «chiamata pubblica per la Divina Commedia » che il Teatro delle Albe realizza all’interno del Ravenna Festival. Un progetto avviato nel 2017 con l’Inferno e destinato a concludersi con il Paradiso nel 2021, settimo centenario della morte di Dante. Il 2019 è invece l’anno del Purgatorio, che non è soltanto la cantica nella quale gli artisti sono più presenti, ma anche quella che gli artisti più amano, come dimostra per esempio la predilezione espressa da T.S. Eliot. Il Purgatorio è una montagna, lo sappiamo. Nello stesso tempo, però, è una scuola. A sostenerlo è di nuovo Montanari in Nel nome di Dante, il libro che accompagna e integra l’avventura della «chiamata pubblica». Teatro di strada e teatro di popolo, ridefinizione della città come palcoscenico urbano e rivendicazione della natura politica del coro, «un uno che non cancella i molti », secondo la formula che si legge in Acusma, il saggio – edito da Quodlibet – che Enrico Pitozzi ha dedicato al «teatro sonoro» di Ermanna Montanari, moglie di Martinelli e sua compagna di scena dalla metà degli anni Settanta. Insieme, Ermanna e Marco fanno il Teatro delle Albe, ma non ne rappresentano l’interezza. Per rendersene costo basta venire a Ravenna, dove in queste settimane si svolge la liturgia comunitaria del Purgatorio.

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Argomenti: Cultura
Tag: Dante festival Ravenna teatro
Fonte: Avvenire