
Dopo cinquecento anni di attività mineraria, il Cerro Rico è una montagna sbriciolata. I minatori scavano ogni giorno tre o quattromila tonnellate di roccia per estrarne argento, piombo, zinco e stagno. Secondo i calcoli del geologo Osvaldo Arce, la montagna contiene ancora 47.824 tonnellate di argento puro: più di quanto ne sia stato estratto in tutta la sua storia. Il problema è che l’argento non è più concentrato in ricchi filoni, ma disperso in vene minuscole, in concentrazioni bassissime. L’unico modo per ottenere tutto quel metallo sarebbe quello di scavare, triturare e setacciare l’intera montagna. Ed è quello che pare stiano facendo: ogni giorno ottomila, diecimila, dodicimila minatori vanno sottoterra e continuano a perforare […]. Ogni esplosione di dinamite apre un altro buco nel Cerro. Uno studio del ministero delle Miniere ha identificato 138 zone smottate – alcune recenti, altre vecchie di secoli – e ha anche segnalato molti punti nei labirinti di gallerie in cui il rischio di crollo è particolarmente alto. Ci sono caverne enormi, abbandonate dai minatori, che stanno cedendo a causa della corrosione provocata dalle acque acide. Nel 2011, dopo un periodo di forti piogge, la cima appuntita della montagna iniziò a disintegrarsi e nel giro di pochi giorni si aprì un cratere largo 40 metri e profondo altrettanti.