Il reportage. L’ultimo sogno di padre Pino Puglisi: l’asilo nido della speranza
Il reportage. L’ultimo sogno di padre Pino Puglisi: l’asilo nido della speranza

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Il cancello arrugginito è socchiuso. Basta spingerlo per entrare in questa sorta di fortino circondato da muri in cemento e barriere antirumore. Fra sterpaglie e terra brulla, ciò che si nota è un ammasso di cassetti di mobili gettati alla rinfusa, scatoloni bruciati, calcinacci bianchi che il sole a picco fa risplendere come fossero specchi. Sullo sfondo una giungla di casermoni. E accanto una serie di case con un paio di piani al massimo, alcune diroccate, dove i filoni di pane vengono portati nelle cucine calando il cesto di vimini con una corda dalla terrazza più alta. A due passi si legge su un cartello pendente: “Via Brancaccio”. Perché qui siamo nel cuore del quartiere dimenticato di Palermo, quello che per anni è stato la roccaforte di Cosa Nostra e che ancora oggi porta i segni di sangue, degrado ed emarginazione inscritti nella sua storia. Allora fa un certo effetto pensare che al posto della discarica a cielo aperto spuntata in un appezzamento comunale possa nascere un asilo nido. Per di più tutto in legno, con i pannelli solari sul tetto e un impianto di recupero dell’acqua piovana. Come non ce n’è di simili nel capoluogo siciliano. Un sogno? Sì, l’ultimo sogno di padre Pino Puglisi, il sacerdote beato ucciso dalla mafia venticinque anni fa in questa periferia anonima che oggi conta 8mila famiglie stipate in appartamenti dove vivono anche in dieci, che ha strade colabrodo, case mai completate, immondizia sui marciapiedi.

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Argomenti: Chiesa in Italia Storie
Tag: don Pino Puglisi Palermo
Fonte: Avvenire