

Inaugurazione dell’anno accademico 2018/2019 della Facoltà Teologica della Puglia
Molfetta, 18 dicembre 2018
La pace del Mediterraneo
Vocazione e missione di una Chiesa mediterranea
Cari amici e care amiche, nelle occasioni in cui incontro comunità di studio e ricerca teologica rivolgo sempre una raccomandazione, che – nel caso di oggi – è solo apparentemente distante dal tema assegnatomi: rileggete spesso e fate vostre le parole che papa Francesco ha scritto all’Università Cattolica Argentina[1].
Anche la Chiesa italiana ha bisogno di una teologia che non nasca in laboratori asettici, ma abiti e interpreti le frontiere, si nutra del “fiuto del popolo di Dio” e lo faccia crescere.
La teologia nasce nella vita della Chiesa e nelle sfide che essa affronta per amore del Vangelo. Il rigore scientifico è organico a un imprescindibile e antecedente momento che coinvolge tutti i battezzati nel tessuto vivo della chiesa. La teologia sente cum ecclesia perché nasce in una Chiesa di popolo da cui riceve il Vangelo: un popolo – gerarchicamente ordinato, ma non gerarchicamente appiattito – che trasmette e ricomprende il Vangelo nei contesti nei quali vive, soprattutto quando vive nelle “trincee sociali” e non fugge dai “crocevia delle ideologie”[2]. Un popolo radunato e riempito di Spirito santo, che gode della infallibilitas in credendo e che ha gli strumenti per discernere ciò che lo Spirito chiede nei contesti difficili e promettenti che viviamo! Questi strumenti cari amici e care amiche sono la Parola di Dio, la Liturgia, i ministeri, il magistero e, prima ancora, le comunità cristiane stesse, con i loro carismi e le loro competenze.
Il popolo di Dio ha il diritto di contare sulla competenza e la passione dei teologi e delle teologhe per discernere la realtà alla luce delle radicali esigenze del santo Vangelo e della fede nella presenza costante della Misericordia di Dio che guida la storia.
La Puglia, per storia, collocazione geografica, per le contingenze presenti, è una frontiera che, per la testimonianza dei suoi santi, è abitata da una Chiesa profetica.
Sono lieto, qui, in questo luogo, di ringraziare per la memoria e la testimonianza di don Tonino! Ricordo in maniera vivissima quando, segnato già dalla malattia, insieme a tanti altri e mescolato con tanti altri, valicò le frontiere insanguinate dei paesi balcanici per raggiungere Sarajevo assediata. Ero rettore a Firenze e alcuni seminaristi mi chiesero di partecipare a quella marcia; vissi – come potete immaginare – giorni di grande apprensione. Don Tonino aveva capito che a Sarajevo e nelle altre città martirizzate dei Balcani non si era risvegliato solo il mostro dell’odio etnico, ma che ancora una volta l’Europa cedeva alla mortifera tentazione di ridefinire i suoi equilibri sulla guerra.
Una pratica, quella di costruire gli equilibri delle nazioni sulla guerra, che ha riempito di sangue la storia del mondo per tutta la modernità. Da questa situazione si esce solo osando la pace e fondandola sul diritto, sulla giustizia e sulla riconciliazione.
[1] Francesco, Lettera al Gran Cancelliere della “Pontificia Universidad Católica Argentina” nel centesimo anniversario della Facoltà di Teologia, 3 marzo 2015.
[2] Cfr. Antonio Spadaro, Intervista a papa Francesco, in “La Civiltà Cattolica”, n. 3918 – III(2013), 449-477